Sono perfettamente consapevole che partire da una lettera di Natalia Aspesi (Venerdì di Repubblica, 23 dicembre 2021) allo scopo di iniziare un paziente e meticoloso tentativo di smantellamento della Propaganda Pandemica di Stato (PPS) sia esercizio forse sin troppo facile, ma esistono almeno due buone ragioni per farlo:
la prima è che la risposta della Aspesi è un sunto fantastico, breve ed efficace, dei più inflazionati contenuti all’ordine del giorno della PPS (per tutti i giorni da due anni a questa parte). La seconda è che questa è stata la risposta rivolta alla lettera di una mia cara amica, il cui contenuto mi sento di sottoscrivere pienamente per brevità, sintesi ed intelligenza.
La lettera della mia amica alla storica giornalista aveva lo scopo di invitarla ad ascoltare le voci sempre più autorevoli che negli ultimi mesi si sono unite al coro degli scettici della PPS, allo scopo di farle scoprire come da questa parte dell’opinione pubblica (che coinvolge almeno un terzo degli Italiani) non vi siano – guarda un po’ – solo dei trogloditi, ma anche persone di tutto rispetto e addirittura di alto profilo intellettuale (e le cita i professori universitari, i filosofi e i medici della Commissione Dupre nonché quelli del CMS del Comitato 15 ottobre).
Ma la Aspesi rispedisce tutto al mittente senza trepidazione, perché non ha, bontà sua, né voglia né tempo da perdere in approfondimenti e non si fa alcuna remora ad iniziare la sua replica con un: “Sbarazziamoci subito di Agamben”, così, per sopprimere un’idea solo perché non si adatta ad un suo pregiudizio ed eliminare sul nascere qualsiasi eventuale, insidioso sospetto di aver toppato.
Di seguito quindi le mie osservazioni dirette al Suo capolavoro di saggezza (nel testo lascio evidenziate in grassetto le Sue parole, così da poterle facilmente distinguere dai miei commenti).
In primis mi pare di poter affermare serenamente che non Le renda affatto onore, signora Aspesi, il suo trattare quello che lei stessa definisce “un gigante del pensiero” italiano alla stregua di un opinionista da Bar Sport, visto che mi sfugge che titolo avrebbe una come Lei per tranciare di netto argomentazioni sulle libertà costituzionali espresse da un filosofo della statura di Agamben.
La Sua motivazione per liberarsi di Agamben, poi, è allucinante e non credo ci voglia un grande sforzo né alcuna competenza scientifica a dimostrarlo. Lei scrive: “A me sembra che ogni libertà, almeno in democrazia, deve essere autorizzata e limitata, se no può essere distruttiva e autodistruggersi”. Perdonandole senza dubbi il mancato congiuntivo, signora Aspesi, mi chiedo se le parole possano avere ancora un senso – anche se a volte con il perdurare della PPS i dubbi sono forti.
Lei capisce che, tanto per dirne una, non può dire “ogni” libertà? Di cosa sta parlando? Ma in che mondo vive o ha vissuto sino ad oggi? Per quali delle Sue libertà personali Lei ha dovuto chiedere il permesso in passato per esercitarle? Lei chiedeva forse il permesso di uscire di casa, quello di viaggiare, quello di vedere amici e parenti, quello di esprimere i suoi pensieri qualunque essi fossero per evitare di essere distruttiva? E sarebbe questa la conclusione da intellettuale di Sinistra con cui si sbarazza audacemente di un “gigante del pensiero”?
Quindi espone le Sue scelte personali: “Poi le dico anche che io ho accettato subito il vaccino senza sentire il bisogno di rifletterci e perdere il senno con vari pareri di Dott. e Prof. perché ho scelto la fiducia”.
Oh, ma bene: Lei ha accettato il vaccino “subito”, “senza rifletterci” e “senza ascoltare” il parere dei medici perché ha scelto la “fiducia”, e noi ne siamo tutti felici. Ma Lei è in grado di riconoscere una scelta personalissima come questa da una condotta che Lei (e i suoi numerosissimi colleghi) vi permettete di imporre al resto degli Italiani? Lei non ha sentito il bisogno di rifletterci QUINDI tutti devono agire altrettanto d’impulso? Lei ha scelto alla cieca e chi non lo fa (la mia amica che come me vuole approfondire il tema con i vari professori e dottori) è una persona deprecabile? Riesce davvero a rintracciare un elemento di razionalità in questo suo discorso? Dobbiamo ricordarle che la parola “fiducia” (fidere), di cui vi riempite la bocca, è un derivato di “fede” e quindi non esattamente una posizione encomiabile in contesto medico-scientifico dove la conoscenza e l’approfondimento sono requisiti di valore indiscusso?
La vaccinazione contro la Covid19 è una scelta medica particolarmente importante perché non prevede successivi ripensamenti, è discutibile e discussa in molteplici sedi autorevoli quanto a sicurezza ed efficacia e lei invece ha la sfacciataggine di vantarsi della sua scelta superficiale e impulsiva, il che equivale a vantarsi della propria ignoranza. Complimenti.
Poi approfondisce ulteriormente le sue ragioni. Lei ha scelto di “avere fiducia nel nostro e nei governi di tutto il mondo (Eh? Quali governi? Quanti? Si fida di tutti insieme indistintamente?) come nella scienza, nella ricerca, nella farmacologia, pensi un po’, persino nella complottista Big Pharma (tutte al singolare: nel suo mondo semplice semplice esiste LA scienza, LA ricerca, LA farmacologia, che si muovono in danza armonica all’unisono – poi Burioni ne fa la sintesi da Fazio una volta a settimana). Di non entrare nell’orribile spirale dei mille pareri che ammorbano la televisione (sia mai che ci si affatichi con l’informazione – veramente orribile come pratica) accettando un primo tentativo (dicesi sperimentale) per arginare i milioni di morti (nel mondo) in attesa di nuovi vaccini (quelli buoni, forse) e anche di medicine risolutive (della cui esistenza – da buona giornalista – lei è ancora all’oscuro)”.
Poi la chicca: “Io non ho nulla da dire su chi è no-vax perché crede ai dischi volanti, agli ultracorpi e ai chips nel cervello (…) ma ritengo pericolose proprio le persone come lei (…) no-vax colti e raffinatissimi”. Dunque in sintesi, nello stesso articolo, peraltro brevissimo, riesce ad affermare senza pudore contemporaneamente:
- Che sceglie con vanto l’ignoranza, perché non vuole perdere tempo ad ascoltare i professori universitari
- Che non ha nulla contro i no-vax che credono ai dischi volanti e agli ultracorpi (ma di chi stia parlando esattamente non si sa, né quale sia il nesso tra i dischi volanti e i dubbi sui vaccini ad Mrna – ma tant’è)
- Che ritiene invece pericolosa una persona come la mia amica, colta, pacata e razionale che le propone di approfondire la tematica ascoltando convegni di professionisti di alto profilo. (Ecco, questo si che è pericolosissimo come comportamento).
E il motivo è che “tutto ciò che lei scrive è opinabile”.
Ma certo, come no? Vengono tolti diritti e libertà fondamentali ad una fetta importante della popolazione con il beneplacito Suo e di tutta l’intellighenzia di sinistra e questa Lei la definisce un’opinione? Alla stessa stregua potremmo decidere allora che dalla prossima settimana tutti gli anziani non escano più di casa, perché magari sarà scientificamente provato che questi incorrano in maggiori rischi di farsi male o di ammalarsi di Covid se sono all’aperto, quindi potrebbero comportare maggiori probabilità di venire ricoverati e di occupare posti indispensabili ad altri cittadini in età lavorativa che devono rimanere operativi per mantenere le loro famiglie. Ecco, anche questa ipotesi rientrerebbe a pieno titolo nel novero delle opinioni e lei dovrebbe semplicemente accettarla, in quanto statisticamente e scientificamente inattaccabile.
Le sembrerà un esempio assurdo ma non lo è dal punto di vista logico, e serve per farle capire in concreto come la soluzione alla paura di morire di una parte della società non può essere una scelta che si consuma sui corpi dell’altra parte, perché i nostri corpi, come le nostre persone nella loro interezza, semplicemente non sono e non saranno mai nella disponibilità di questo come di nessun altro Governo.
Ma non credo ci sia speranza che lei possa capire, perché “le parole dette nella riunione di Torino”, che Lei non ha ascoltato perché non ne aveva voglia, sono comunque “futili”, perché così ha stabilito a priori e la seduta è tolta.
“Il dubbio certo è giusto e non va impedito (ce lo lascia come compagno di cella), anche io dubito; ma in attesa di nuove soluzioni che non si ottengono protestando in piazza (da donna di sinistra infatti la piazza deve farle veramente orrore. Ma quando da giovane ha battagliato per la legge sull’aborto, contro governi che avrebbero voluto legiferare sul Suo corpo di donna, non era forse in piazza che scendevate ad urlare in difesa del vostro utero?) né lasciando esibirsi chiunque, mi attengo a ciò che mi sembra più corretto e meno velleitario (quindi anche noi dobbiamo fare così; la prossima volta che dobbiamo prendere una scelta importante nella nostra vita, chiameremo la Aspesi)”.
“Certo la Costituzione le assicura l’autodeterminazione sul suo corpo (ah sì, la Costituzione effettivamente ci sta tutelando) ma non il disprezzo per quello degli altri (capisce la differenza tra disprezzo e distinzione? Capisce che c’è un confine tra i nostri due corpi e Lei non può disporre del mio?): almeno in Italia la vaccinazione non è (ancora) obbligatoria, (e qui si sente il dispiacere, ma tranquilla ormai ci siamo) quindi lei può serenamente aspettare che la tempesta passi lavorando da casa, facendo la spesa online, chiacchierando con parenti ed amici attraverso Zoom (ringraziamo sentitamente).
Ecco, nell’anno domini 2022, questo è ciò che resta di un’intellettuale di sinistra (ed è – ahimè – in buona compagnia).
«La sinistra non c’è più. È stato un bel sogno, il sogno di aiutare la gente, di essere insieme, un po’ come il cristianesimo. Era una forma laica di religione». Oggi invece è cambiato tutto: «Siamo sotterrati dalla finanza e dal consumismo».
Non ci crederete, ma anche queste sono parole di Natalia Aspesi. Scritte in un altro articolo però, a qualche mese di distanza da quelle della lettera qui sopra commentata, quanto basta per attutirne l’insostenibile incoerenza; o forse per la Aspesi non ve n’è affatto, e continuerebbe a dar voce senza problemi di coscienza ad entrambe le sue verità, in una distonia del pensiero in cui la abbandoniamo volentieri.