Prima di continuare, invito alla lettura dell’articolo originale di Nathalie Tocci (La Stampa, 6 settembre 2022):
https://www.lastampa.it/editoriali/lettere-e-idee/2022/09/06/news/lo_zar_le_sanzioni_e_gli_utili_idioti-8514017/
Sono tra il ridicolo e l’imbarazzante i contorsionismi linguistici che lei, signora Tocci, mette in atto da mesi dal pulpito de La Stampa per tentare di legittimare le posizioni filo-atlantiste a proposito della guerra Russo-Ucraina.
A cominciare dal titolo della sua ultima crociata anti-Putin (“Lo Zar, le sanzioni e gli utili idioti”), assistiamo alla completa mancanza di rigore nel sostenere le sue accuse. Innanzi tutto a quali “utili idioti” si riferisca, non è dato sapere; a quei giornalisti che danno eco alla propaganda del Cremlino, sembrerebbe. Ma, se si vuole fare giornalismo, le affermazioni vanno motivate e dimostrare che l’informazione russa sia propaganda, mentre la sua e quella della maggior parte dei giornali italiani, sempre pronti a benedire le scelte guerrafondaie e anticostituzionali dell’agenda Draghi/Biden, no, proprio non le riesce.
Ormai si è distinta per l’appoggio incondizionato alle scelte del “Governo dei migliori”, nonostante contrarie al volere della maggioranza della popolazione italiana (come ha messo in luce un recente sondaggio Ipsos che vede il 67% degli intervistati critico nei confronti della Nato e l’81% contrario alla guerra) e, nonostante continuare a legittimare le sanzioni europee oggi diventi sempre più difficile e meno convincente piegare la logica a proprio vantaggio, la sua sicumera non sembra vacillare.
Sarà anche per riconoscenza, dal momento che nel 2020 il Ministero dell’Economia e delle Finanze l’ha nominata amministratore non esecutivo indipendente all’interno del CdA di Eni, un bel conflitto di interessi quando si parla di energia e propaganda.
Prosegue imperterrita dunque e, nella convinzione di detenere la capacità assoluta di distinguere il vero dal falso, il giornalismo dalla propaganda, non si accorge nemmeno di trarre conclusioni illogiche. Dichiara infatti: “Innanzi tutto è falso sostenere che la crisi energetica è dovuta alle sanzioni (…) al massimo si può parlare di una crisi energetica causata dalle ritorsioni del Cremlino, che ieri ha calato la maschera ammettendo che il gasdotto Nord Stream non verrà riaperto finché saranno in vigore le sanzioni occidentali.”
Quindi lei afferma che l’aumento del prezzo del gas (fattore scatenante delle fosche previsioni per l’inverno che ci attende e di conseguenza della crisi energetica a suon di razionamenti) non è dovuto ad aver messo delle sanzioni sull’importazione di gas dalla Russia (masochisti sì, ma suicidi no), ma dal fatto che Putin sia così inaspettatamente malvagio da reagire ai sempre più svantaggiosi pacchetti sanzionatori da parte dell’Europa nei confronti del suo paese, diminuendo il flusso del proprio gas a nostro vantaggio. Pretendeva dunque che la Russia subisse i nostri ricatti sanzionatori abbassando la testa e piegandosi al volere atlantista senza permettersi di replicare?
Sembra una rivendicazione boriosa e prevaricante, in pieno stile NATO d’altronde, eppure non è nemmeno provato che sia stata disattesa. Non si capisce a quale “caduta di maschera” si riferisca infatti dal momento che Putin ha dichiarato più volte (l’ultima il 7 settembre) che la diminuzione di flusso di gas verso l’Europa è dovuto a problemi di manutenzione legati in particolare a una turbina che sarebbe necessaria alle riparazioni, ma che il governo canadese non fornisce in quanto farebbe parte delle sanzioni (“Dateci una turbina e la accendiamo domani. Ma non ci viene dato nulla.”). Fatto confermato dallo stesso vicecancelliere tedesco, il quale ha rivolto un appello pubblico al governo canadese proprio a questo proposito l’8 luglio scorso. Senza parlare del Nord Stream 2 pronto all’inaugurazione e bloccato dalla Germania, non dalla Russia.
Il paradosso di tutta la “costruzione illogica” del suo articolo signora Tocci, sta proprio qui: quando si producono voli pindarici, spesso accade che lo sforzo eccessivo faccia perdere di lucidità e la verità dei fatti trovi un pertugio per imporsi (è una caratteristica tipica proprio della propaganda, come dovrebbe averci insegnato lo studio di quella fascio/nazista).
La crisi energetica effettivamente non dipende dalle sanzioni, ma non dipende nemmeno dalla risposta alle sanzioni.
Solo abbandonando il bisogno “narrativo” del nemico esterno si potrà ammettere che è dovuta alle speculazioni sulla borsa di Amsterdam attuate dalle compagnie del gas europee che dall’inizio della guerra fanno salire le quotazioni dei futures del gas sul mercato a breve termine, continuando a pagarlo dai fornitori (tra cui la Russia) ai prezzi fissi dei contratti decennali rimasti in essere e realizzando così profitti eccezionali (solo Eni nel primo semestre del 2022 ha realizzazto un aumento del fatturato di quasi il 700% rispetto al 2021, secondo l’inserto “L’Economia” del Corriere della Sera del 29 luglio). È impossibile che lei non ne sia al corrente, se non per il suo ruolo all’interno di Eni stessa, almeno per l’altra sua posizione di consigliere speciale dell’Alto Rappresentante dell’Unione per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza Josep Borrell in Europa.
Le speculazioni finanziarie infatti emergono proprio da un rapporto non ufficiale – i cosiddetti “non paper” – redatto dagli stessi funzionari della Commissione europea in vista del Consiglio dei ministri dell’energia tenutosi il 9 luglio. (Si veda articolo dell’Indipendente del 12/09/2022).
A riprova di questo, la contrarietà della Norvegia al fissare un “price cap” sul gas, dal momento che l’azienda norvegese Gassco Frode Leversund ha già raggiunto record di esportazioni e si prepara a iaugurare un nuovo gasdotto verso la Polonia.
Ma parlare di tutto ciò in un editoriale che tratta di sanzioni forse le sembrava fuori tema, meglio attenersi alla traccia ufficiale che evidentemente impone la giustificazione dell’intervento italiano in questa guerra, anche a costo di sembrare ignoranti e disinformati sulla propria materia.
Impressione confermata dai dati rilanciati nei paragrafi successivi, privi di fonti e quindi non verificabili (Pil in contrazione del 5%, che in realtà è al 4%(1), inflazione al 15% che invece è al 14%(2), ma soprattutto “dati in netto peggioramento”, quando le previsioni del Tass per il Pil entro il 2022 sono di una diminuzione della contrazione del Pil al 2,9% (3) e l’inflazione è in diminuzione dal picco di marzo a oggi).
Per non parlare della sparata sulle spese militari russe che lei dichiara in aumento del 40%, dato che non si riesce a ricondurre ad alcuna informazione ufficiale e alla “profezia” finale: “Per il Cremlino è l’anno della cicala. Già nel 2023 il film sarà diverso”.
E a giustificazione di questa indole divinatoria signora Tocci, lei porta unicamente il fatto che il greggio a cinesi e indiani viene venduto a un prezzo più basso e che il gas non può essere dirottato su altri mercati.
Sembra insomma che la tendenza atlantista a considerare il mondo composto solo dalle superpotenze sia talmente radicato in lei, da non prendere in considerazione il fatto che i Paesi non occidentali sembrano proprio essere stanchi della nostra arroganza e che l’Europa diventi la prateria delle predazioni statunitensi è per loro indifferente, se non auspicabile.
Non solo la Cina infatti sta lavorando con la Russia su progetti d’investimento per circa 160 miliardi di dollari (come riferito dal responsabile per l’Asia del ministero degli Esteri russo Georgy Zinoviev, citato dall’agenzia di stampa Ria Novosti) e l’India quest’anno ha acquistato un quantitativo di greggio 6 volte superiore allo scorso anno.
Di fondamentale importanza è il possibile allargamento dei Brics a Paesi come l’Arabia Saudita, che ha già espresso il suo interessamento, e a nazioni, come Bangladesh, Egitto, Emirati Arabi Uniti e l’Uruguay, che l’anno scorso hanno aderito alla New Development Bank, istituto fondato dai Brics nel 2015. Obiettivo che sembra alla portata di un gruppo che vede di anno in anno crescere i commerci reciproci (+ 38% nei primi tre mesi del 2022).
A fronte di tutto questo è quasi infantile la sua chiusura: il “dado è tratto” dice, puntando il dito minaccioso verso gli anonimi “utili idioti”.
Chissà se si è resa conto che, una volta giunti al termine del suo articolo e aver sentito nitidamente lo stridere delle unghie sui vetri, quell’appellativo non sia più opportuno rivolgerlo a lei stessa…
1) https://www.corriere.it/economia/finanza/22_settembre_06/russia-pil-calera-meno-previsto-2022-cedera-solo-29percento-93fb2566-2db9-11ed-aea6-eaa2f969967c.shtml
2) https://it.tradingeconomics.com/russia/inflation-cpi
3) https://www.corriere.it/economia/finanza/22_settembre_06/russia-pil-calera-meno-previsto-2022-cedera-solo-29percento-93fb2566-2db9-11ed-aea6-eaa2f969967c.shtml