Giorno dopo giorno, quasi impercettibilmente, rileviamo mutamenti di scena della narrazione pandemica in corso che meritano la nostra attenzione.
Si tratta di due movimenti distinti ma sincronici.
Il primo è un indebolimento degli elementi protagonisti del racconto pandemico, ovvero:
- Un virus che non ha più alcuna identità definita – ammesso che ne abbia mai avuta una – e che oggi è definitivamente smarginato nelle innumerevoli varianti che vanno esaurendo le lettere dell’alfabeto greco per la loro nomenclatura (Alpha, Beta, Gamma, Delta, Omicron, Omicron 2…);
- Un progressivo ma inesorabile sfocarsi del quadro di emergenza sanitaria la quale, formalmente conclusasi il 31 marzo scorso, pur non avendo mai di fatto abbandonato la comunicazione mainstream, continua però ad occuparla come tema ormai fiacco seppur comodo nel suo essere diventato un evergreen.
- I bollettini di guerra, che in principio alimentavano efficacemente il business della paura, ora hanno definitivamente smarrito ogni credibilità, sia per quanto concerne i parametri – contagiati, ricoverati, terapie intensive, morti – sia per la perdita del senso delle unità di misura, tanto che ora cosa sia poco e cosa molto, è del tutto irrilevante stabilirlo. A dire il vero già da prima, tranne gli specialisti di settore, nessuno di noi si era mai chiesto quante persone morissero ogni giorno né per quale ragione, ma ora che le quantità complessive hanno perso le cifre importanti dei primi tempi, ci chiediamo quando si potrà archiviare definitivamente l’inutile contabilità. Del resto dovrebbe essere lampante a tutti quanto sia ridicola l’attesa dell’azzeramento delle morti da Covid fintanto che si opera nel redditizio protocollo dei tamponi.
- La moltiplicazione delle dosi vaccinali ad libitum, che inficia la sacralità del rimedio. In tutte le fiabe la pozione magica è una sola, così come eventi unici sono anche i miracoli. E non per niente in principio si veniva chiamati a credere e a sottoporsi al “vaccino” – al singolare – e non certo alla “prima dose” di una serie illimitata.
- La confusione nella definizione delle somministrazioni, un po’ numerica e un po’ nominale (prima dose, richiamo, booster, quarta dose…), che se da un lato sarà senz’altro frutto di accurata operazione di marketing, dall’altro lo studio deve aver mancato l’obiettivo, visto che al massimo ottiene lo scopo di confondere;
- L’orizzonte sempre più irraggiungibile e utopico dell’immunità salvifica. A distanza di mesi e con l’incremento delle dosi, ci si ammala molto più di prima, ed è quasi inutile ribadirlo;
- L’apparente archiviazione del GreenPass che – in attesa del suo ritorno autunnale nella forma ben più ampia ed invasiva dell’Identità Digitale (Wallet, per gli amanti dei neologismi anglosassoni) – lascia momentaneamente l’illusione di aver esaurito il suo mandato.
Questi sono gli aspetti del primo mutamento e sostanzialmente la prova di come le lezioni teoriche del catechismo scientista siano terminate.
Il secondo movimento di scena è invece semplice, pratico, ed è quello che vede, malgrado il venir meno di tutti i presupposti, il procedere inesorabile e cadenzato dell’azione programmata – questa sì elementare, ma concreta e ripetitiva nel tempo – dei futuri appuntamenti vaccinali, come nuova abitudine che si inserisce nella routine quotidiana degli italiani.
Ecco, vorrei sottolineare l’importanza di questo scollamento totale del nesso logico di causa-effetto: in teoria io assumo un farmaco se sto male, mi faccio un vaccino a titolo preventivo se vi è un pericolo concreto di contrarre una patologia grave e posso decidere di affrontare un rischio di reazione avversa solo nel caso in cui venga garantita l’efficacia del rimedio. Ma qui nessuno di questi presupposti logici è più vero, e ora che le promesse sono state tutte disattese, semplicemente si smette di parlarne proseguendo però, di base, con l’applicazione del protocollo.
Ecco, questo scollamento del nesso tra le teorie scientiste e la pratica vaccinale non è semplicemente un incidente di percorso inevitabile per nascondere gli errori e le falsità esposte in questi anni, ma diventa in realtà funzionale, perché è ciò che ci condurrà in massa all’automatismo di un gesto – quello della marchiatura dei corpi – che non ha e non avrà più bisogno di motivazione alcuna per compiersi – da qui all’infinito.